Pescara 07/07/2022

Consumo di suolo, L’Aquila la più virtuosa tra i capoluoghi di regione; presentato il primo rapporto SNPA che analizza i trend ambientali nell’arco di cinque anni, la differenziata cresciuta del 9,4% con un incremento del 1,2% nell’ultimo anno
immagine di L'Aquila

L’Aquila, nonostante la ricostruzione ancora in atto a seguito dell’evento sismico del 2009, vanta la più bassa percentuale di suolo consumato sul territorio comunale tra le città prese in esame. È quanto è emerso dal Rapporto “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale” curato dal Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA), che, per la prima volta, presenta una lettura dei trend ambientali delle 20 città capoluogo di regione e Bolzano, nell’arco temporale di 5 anni. Tre le chiavi di lettura individuate: vivibilità, circolarità e resilienza ai cambiamenti climatici, al fine di fotografare la transizione dei capoluoghi italiani verso la sostenibilità urbana.

Nel quinquennio analizzato, (2016-2020), il capoluogo abruzzese si attesta intorno al 5% di consumo di suolo, la più bassa percentuale tra i capoluoghi di regione, mentre con il 66% è Torino a detenere il valore massimo del campione, indice di una configurazione spaziale tendente alla saturazione, seguita da Napoli con il 62%.

“Ancora una volta – ha dichiarato il direttore generale di Arta Abruzzo, Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, Maurizio Dionisio – dal rapporto emerge la fotografia di un Paese ancorato a vecchi modelli di sviluppo legati a dinamiche territoriali basate su nuovi insediamenti. Nonostante il dato confortante riferito a L’Aquila – ha concluso il direttore Arta - anche l’Abruzzo ha degli elementi su cui porre attenzione, con un dato di consumo di suolo per il 2019 superiore a 53 ettari, mentre gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite chiedono di non aumentare il degrado del territorio al 2030 e quelli dell’Unione Europea prevedono di azzerare il consumo netto di suolo al 2050”.

Sul fronte della circolarità, il capoluogo d’Abruzzo mostra buone performance su diversi ambiti e una specifica criticità nel settore della mobilità e dei trasporti. In particolare, pur risultando ancora bassa la percentuale di raccolta differenziata nel 2019 (36,8%), nell’arco del quinquennio (2015-2019) si è rilevata una crescita costante, con un incremento pari al 9,4% e un +1,2% nell’ultimo anno.

Per quanto concerne la qualità dell’aria, se da un lato diminuiscono nel settennio 2013-2020 le concentrazioni di alcuni inquinanti, come il PM10 e il biossido di azoto, per l’ozono la tendenza di fondo non risulta statisticamente significativa e nel 2020 si osservano superamenti del valore a lungo termine in tutte le stazioni. Buona, invece, la performance relativa al trattamento dei reflui urbani: l’intero carico di acque è infatti risultato conforme alle norme di emissione previste nell’intero arco temporale (2009-2018).

A livello nazionale, il rapporto fotografa una mobilità più sostenibile con chilometri di piste ciclabili cittadine che raggiungono valori record a Torino, Milano e Bolzano, ma anche uno stile di vita più attento all’ambiente con l’aumento degli orti urbani in particolare a Napoli dove, dal 2011 al 2019, crescono del 1230%, da meno di un ettaro a circa 12. Significativi progressi si registrano nel cambio di mentalità sul concetto di rifiuto che da scarto è sempre di più concepito come una risorsa. Tra tutti i capoluoghi è Trento a raggiungere la percentuale più alta di raccolta differenziata, ma gli aumenti più importanti nel periodo 2015-2019 si registrano a Catanzaro (+577,1%), Potenza (+214,7%) e Palermo che, pur rimanendo ancora su valori al di sotto del 20% (17,4%), segna un aumento di circa il 115%.

C’è ancora molto da fare in ambito cittadino se si parla di fragilità del territorio e uso corretto del suolo: la popolazione residente in aree a rischio idraulico medio varia significativamente dalle 191 persone di Potenza a quasi 183 mila di Firenze, mentre il consumo di suolo avanza senza sosta in quasi tutti i capoluoghi e le infrastrutture verdi non segnalano incrementi significativi. A questi problemi si aggiunge anche il rischio sinkholes (o sprofondamenti) ormai presente in quasi tutte le città italiane con Roma che, con un totale di 1088 eventi dal 2010 al primo semestre del 2021, si conferma la capitale italiana ed europea delle voragini.

Tra le note dolenti anche quella delle perdite idriche, che nel 2018 restano sempre elevate nella maggior parte delle città campione con alcuni casi in cui i valori superano il 50%. Anche se con valori altalenanti, sono solo 8 le città che riducono le proprie perdite con in testa Napoli che passa dal 41,2% del 2012 al 31,6% del 2018. Si conferma, quindi, alto lo spreco di una risorsa naturale che, specialmente in questo 2022, vediamo sempre più minacciata dal cambiamento climatico.